BREXIT: BERLINO PUNTA A DIVENTARE CAPITALE START UP





Berlino punta a strappare a Londra il titolo di capitale delle start up in Europa. Da mesi è continuo il flusso di sviluppatori di app e di contenuti per il web dalla capitale britannica verso quella tedesca, che già da anni punta ad attirare, offrendo spazi, "cluster" ed incubatori di impresa a costo zero. Il flusso da Oltremanica potrebbe intensificarsi dopo il sì alla brexit. Ed ingrossarsi di italiani, che già in tanti a Berlino sono impegnati nel mondo delle app: a cominciare da Zalando, il colosso tedesco dell'ecommerce dove di italiani ne lavorano già un centinaio. Berlino da anni cerca di attirare gli startupper. L'ex sindaco Klaus Wovereit aveva capito che per la sua città "sexy ma povera", senza grandi industrie ma da sempre coacervo nei suoi caffè e nelle sue gallerie d'arte di artisti e creativi, l'economia digitale poteva essere una grande occasione di sviluppo, mettendo a disposizione fondi e spazi per gli "smanettoni" e non solo, cui non è necessariamente richiesto di parlare il tedesco purchè possano lavorare in inglese. La capitale tedesca, poi, è ancora una città dove il costo della vita è relativamente economco e comunque inferiore rispetto alla carissima Londra, da cui piano piano in tanti stanno decidendo di trasferirsi qui, anche sull'onda della Brexit. "Con quello che si spende a Londra per un mese, uno startupper a Berlino vive per sei mesi, e riesce a portare avanti il suo progetto", spiega Marco Muccini, il quarantenne fiorentino che ha sviluppato Papermine, una piattaforma di content marketing per creare contenuti per la commercializzazione e la promozione di prodotti, dalla scuola privata al negozio. Fino a febbraio, Marco ha lavorato nella capitale britannica, ma ha deciso di venire a Berlino, dove con sette collaboratori lavora a Gtech considerato il miglior MBA in Europa, che non prende equity e per un anno offre ai soggetti selezionati sede e logistica. "Questa città è cambiata, è sempre più internazionale e anche se la normativa italiana sulle start up è migliore di quella tedesca – sostiene – qui c'è l'hub dell'economia europea più potente. Questa è una città che in fondo esiste solo dal 1989 con la caduta del muro, viverci costa poco ed è logisticamente vicina all'Est Europa, che è sempre più una fucina di giovani di belle speranze nel settore delle start up. Londra ormai costa troppo…". E la "colonia italiana" di startupper a Berlino cresce. Sono quasi mille gli iscritti a 'Digitaly', la rete cui ha dato vita la bresciana Silvia Foglia arrivata a Berlino dopo un'esperienza in Svezia e che ora lavora per Houzz, una piattaforma online per l'architettura di interni e l'arredamento da un ufficio ai piedi della torre di Alexander Platz, al fianco di un'altra ventina di italiani. Startupper che dal 2010 fanno rete tra loro e condividono informazioni ed esperienze pratiche. "Gente – racconta – che magari ha avuto un'idea in Italia e viene qui a farla crescere". Anche se, rileva Matteo Pardo, addetto scientifico dell'Ambasciata italiana a Berlino, "aprire una startup in Italia conviene: e il nostro Paese in questo settore resta quello che in proporzione cresce più di tutti". Fonte Ansa

2016-07-31